Anniversario dell’assassinio di Pippo Fava commemorato oggi a Catania. Il messaggio del Presidente Mattarella
Oggi ricorrono i quarant’anni dall’assassinio di Pippo Fava, ucciso dalla mafia il 5 gennaio 1984 nei pressi del teatro Stabile di Catania con cinque colpi di pistola. Una mente brillante e come tale un fastidio per la mafia. La giustizia ha condannato all’ergastolo come mandante Nitto Santapaolo, il capo di cosa nostra a Catania, e Aldo Ercolano come esecutore dell’omicidio. Fava era un giornalista (l’omicidio avvenne che aveva appena lasciato la redazione de I Siciliani, rivista che aveva fondato e di cui era direttore), ma aveva toccato anche altri campi della cultura.
Pippo Fava, chi era: come lo ricorda oggi la città
Fu collaboratore di numerose testate nazionali come i settimanali Tempo e Domenica del Corriere. Nel suo importante curriculum culturale e professionale c’erano anche le voci di scrittore, saggista, drammaturgo. Di una delle sue opere più note, La violenza: quinto potere, Florestano Vancini ne fece un film mentre dal suo romanzo Gente di rispetto Lugi Zampa nel 1976 aveva tratto un film.
Nella giornata di venerdì Fava sarà ricordato a Catania nella via che porta il sui nome, precisamente davanti alla lapide dove alle 17 si concentrerà il corteo proveniente da via Roma. Alle ore 18, invece, al Centro culture contemporanee Zo, sito in piazzale Rocco Chinnici (un luogo che ricorda un’altra vittima della ferocia mafiosa), è in programma il dibattito Fare (non solo) memoria. Ci saranno gli interventi del figlio, Claudio, e di Sebastiano Ardita, Pierangelo Buttafuoco, Claudio Fava, Michele Gambino e del Francesco La Licata. A quest’ultimo verrà consegnato il Premio nazionale di giornalismo “Giuseppe Fava – Niente altro che la verità. Scritture e immagini contro le mafie“. La moderazione dell’evento è affidata a Luisa Santangelo.
“I mafiosi stanno in Parlamento, i mafiosi a volte sono ministri, i mafiosi sono banchieri, i mafiosi sono quelli che in questo momento sono ai vertici della nazione. Tutto parte dall’assenza dello Stato e dal fallimento della società politica italiana e forse anche della nostra democrazia”. Queste le parole pronunciate qualche settimana prima in un’intervista che Fava rilasciò a un altro gigante del giornalismo, Enzo Biagi.
Anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella l’ha ricordato: “La mafia lo uccise per le sue denunce, per la capacità di scuotere le coscienze, come fece con tanti che, con coraggio, si ribellarono al dominio della violenza e della sopraffazione e dei quali è doveroso fare memoria. Fava ha fatto del giornalismo uno strumento di irrinunciabile libertà”, ha detto il Capo dello Stato.